lunedì 27 aprile 2015
sabato 4 aprile 2015
Vita di un "commesso fiorentino"...napoletano
La tecnica decorativa conosciuta in tutto il mondo come mosaico o "commesso" fiorentino nacque nel '500 nella Firenze della famiglia dei Medici.
Il Commesso Fiorentino di Pietre Dure si sviluppò con l'esigenza di trasformare l'arte del mosaico a tessere, esistente sin dall'antichità, in qualcosa di più evoluto e raffinato, che fosse più simile possibile ad una forma di "pittura"e che rispondesse ai mutati gusti rinascimentali .
Per sviluppare e perfezionare tale tecnica nel 1588 si ebbe a Firenze la creazione dell’Opificio delle Pietre Dure ad opera del granduca Ferdinando I de’ Medici e le maestranze impiegate, scelte tra i più valenti artisti/artigiani dell'epoca creavano pregiati disegni che riproducevano la natura o disegni astratti e geometrici. Nel periodo del Barocco trovò vasto impiego per la decorazione di mobili e piani dei tavoli perchè ben rispondeva all'opulenza propria di quello stile.
Nel 1738, a Napoli, Carlo III di Borbone istituiva il Real Laboratorio delle Pietre Dure di Napoli. A dirigere l'opificio fu chiamato Francesco Ghinghi, fiorentino che portò con sé esperti e tecniche di lavorazione che pose al servizio della Real Casa di Borbone. Nella Reggia realizzò i decori dell’altare della Cappella Palatina considerati ancora oggi tra i migliori esempi di questa arte.
Il Real Laboratorio decadde durante l’occupazione francese dei primi dell’Ottocento, Francesco I lo fece tornare all’antico splendore nel 1825, ma dopo il 1861 subito dopo l’Unità d’Italia fu definitivamente e irrimediabilmente abbandonato.
Il termine “Commesso” deriva dal latino "committere" (collegare, congiungere) perchè la tecnica consiste nell’accostare a mosaico o ad intarsio lamelle e frammenti di pietre dure e semipreziose ( agate multicolori, lapislazzuli, malachite, giade, coralli) che vengono fissati su una base di supporto, generalmente di marmo nero marquinia o ardesia.
La decorazione più richiesta prevedeva soggetti naturalistici e floreali dai colori vivaci. I maestri artigiani specializzati in questa tecnica erano molto ricercati ed i materiali preziosi richiesti dal Commesso lo rendevano appannaggio di pochi ricchi committenti.
Mi sono molto appassionata a questa tecnica su cui ho cercato di documentarmi e mi è piaciuto cercare di coniugare il découpage classico con l'intarsio...dopotutto, ho pensato, col découpage si ritaglia la carta e nel commesso si "taglia" la pietra...quindi perchè non provare...
Ed ecco il risultato
particolare |
Scheda Tecnica:
Dopo aver accuratamente preparato il supporto con gesso fino levigandolo il meglio possibile, ho preparato il fondo faux finish effetto marmo nero con riflessi verdi e venato con nervature e puntinature bianche e verde cupo.
Scelto il disegno ne ho ricavato la sagoma e poi ho scelto immagini delle varie pietre dure da utilizzare per simulare le essenze con le varie sfumature.
Ho trattato le fotocopie con medium gloss per preservare la brillantezza dei colori e poi, dopo aver assemblato tutte le parti del disegno, tagliando i fogli di carta come fossero lamelle di pietra dura, ho proceduto alla finitura dell'oggetto che ha richiesto una particolare attenzione e accuratezza nella carteggiatura con carte abrasive di grana diversa, terminando poi con lana d'acciaio 0000 e pasta abrasiva ed infine con una lucidatura con panno di flanella e cera carnauba.
Tutti questi passaggi hanno permesso di ottenere un risultato il più reale possibile simulando bene l'aspetto del marmo levigato e lucidato.